mercoledì 20 gennaio 2010

“Le trivellazioni sono incompatibili con l’agricoltura”. Parla l’imprenditrice Carmela Suriano

POLICORO – Passati i venti di protesta sulle perforazioni nella fascia Metapontina e soprattutto nel centro jonico, precisamente in via Adua, dove la “Gas plus” sta esplorando il sottosuolo per estrarre in un secondo momento gas metano, si lavora giorno e notte nel pozzo Masseria Morano, tant’è vero che nei giorni scorsi qualche abitate dei dintorni si è recato nel cantiere a protestare chiedendo almeno la notte di poter riposare in santa pace. La zona del Bosco Soprano è circondata di case coloniche e aziende agricole a conduzione familiare i cui residenti/lavoratori temono per il loro futuro. Nei paraggi ci sono però anche due tra le più grosse realtà agricole non solo locali ma di livello internazionale: L’Orogel e la Planitalia. Siamo andati così a trovare Carmela Suriano, amministratrice della seconda impresa, per sentire il suo autorevole parere sulle preoccupazioni sollevate dal comitato “Bosco Soprano no-trivellazioni”.

1) Quanto c’è di vero secondo te sull’inquinamento atmosferico e del sottosuolo dopo e durante le trivellazioni del pozzo “Masseria Morano”?

“Non ho conoscenze specifiche che mi permettano di dare un circostanziato e fondato giudizio tecnico. Ritengo tuttavia che le trivellazioni in un’ area a forte vocazione agricola impongano una riflessione seria per le conseguenze che queste possono avere per le falde acquifere e per l’inquinamento atmosferico. L’acqua rappresenta un elemento fondamentale per la nostra agricoltura; preservare la purezza delle nostre acque e limitare il progressivo abbassamento della falda acquifera sono indispensabili per permettere il prosieguo delle attività agricole nella zona. Le attività di trivellazione contribuiscono ad un abbassamento della falda acquifera rendendo più oneroso per gli agricoltori il prelievo delle acque dai pozzi di irrigazione; si innalza il livello di salinità delle acque; si rischia di contaminare le acque con sostanze utilizzate nelle attività di estrazione di cui noi non conosciamo la natura e la pericolosità. Per quanto concerne l’inquinamento atmosferico è evidente che una trivella posta sopra un pescheto o un fragoleto non è proprio ideale considerato che tutto ciò che esce dalle ciminiere ricade sottoforma di cenere o acqua sulla nostra frutta e verdura”.

2) E’ più giusto comprare il gas, magari dalla Russia, e pagarlo ad un prezzo più alto oppure estrarlo dal nostro sottosuolo in economia visto che si tratta di una risorsa primaria?

“Tutti conosciamo i danni ambientali provocati dalle vecchie politiche energetiche, in tutti i paesi del mondo e in particolare in quelli in via di sviluppo. Noi dobbiamo puntare sulle fonti di energia alternative e rinnovabili che non mettono a repentaglio la nostra salute e ci permettono di continuare a produrre beni agricoli. La nostra ricchezza è l’acqua, di cui il nostro territorio è ricco, e l’ambiente. Non credo sia conveniente risparmiare sul gas e mettere in discussione la sopravvivenza della nostra agricoltura. Non possiamo permetterci di mettere in pericolo il nostro futuro. Non possiamo accettare decisioni calate dall’alto. Vogliamo avere il diritto di scegliere cosa è meglio per il futuro della nostra terra”.

3) Da più parti si parla di crisi irreversibile del mondo agricolo. Quando si tratta però di “espropriare” o semplicemente affittare un podere per questo genere di interventi, perforazioni, che con l’agricoltura non hanno nulla a che spartire, non ci si pensa su due volte da un lato; dall’altro invece si dice che il nostro è un territorio a vocazione agricola e dunque si danneggiano le nostre produzioni. Quanto c’è di vero nella prima parte della domanda (crisi irreversibile dell’agricoltura) e quanta strumentalizzazione nella seconda (danni alle produzioni)?

“La crisi dell’agricoltura non è irreversibile. Il settore primario sta vivendo un momento di trasformazione molto difficile. In questi anni non abbiamo avuto nè a livello nazionale ne comunitario politiche che hanno saputo supportare i processi di cambiamento in atto nel settore primario. Oggi gli imprenditori agricoli si trovano ad affrontare da soli dei cambiamenti epocali. Siamo passati da un’agricoltura protetta a un’agricoltura globalizzata; siamo in una comunità europea che non ha regole comuni; siamo alla mercè di multinazionali che determinano i prezzi dei nostri prodotti. Nonostante ciò credo fermamente nella possibilità di un futuro per il settore primario. Gli agricoltori sanno affrontare le difficoltà e cercano di difendere quello che hanno costruito in anni di sacrifici. Hanno ricevuto dalla riforma fazzoletti di terra pieni di acqua e ne hanno fatto dei giardini di cui tutti i lucani sono orgogliosi.

Se fossi amministratrice pubblica daresti alla tua azione politica un impulso più rispettoso del territorio: turismo e agricoltura, seppur con i soliti atavici problemi; oppure agiresti nella direzione opposta di sfruttamento delle risorse del sottosuolo, tra cui anche il petrolio e se vogliamo anche l’acqua, per un ritorno più immediato e forse più redditizio per le popolazioni locali?

“L’innovazione tecnologica, coniugata con l’ambiente e il territorio saranno i punti di forza della nostra agricoltura. Dobbiamo puntare su un’agricoltura di qualità attenta alla salute dei consumatori e all’ambiente. Per questo il nostro territorio non dovrà essere inserito in programmi di ricerche ed estrazione di gas o idrocarburi. I nostri governanti a tutti i livelli devono avere la capacità di governare questi processi e fare delle scelte. E se la storia ci insegna qualcosa dobbiamo prendere atto che i milioni di barili di petrolio estratti dal sottosuolo lucano non hanno creato ricchezza ma stanno rendendo solo più vulnerabile il nostro territorio”.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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