giovedì 16 settembre 2010

Gaudiano: «Perché ho sospeso Capodiferro e Manolio»

"Ecco perché nel reparto di ostetricia dell'ospedale di Policoro si fanno troppi cesarei ed ecco perché ho sospeso i ginecologi Carlo Capodiferro e Giovanni Manolio». Dopo alcuni giorni di black out, ha parlato con la Gazzetta il direttore generale della Azienda sanitaria di Matera (AsM), Vito Gaudiano, su alcuni aspetti legati alla morte di Rosalba Pascucci. Morte avvenuta in questo nosocomio alle 9.10 dell’8 settembre per le complicanze seguite al taglio cesareo in cui la donna diede alla luce due gemellini. Nel ciclone sono finite due «particolarità» di questo presidio: i troppi cesarei ed i ginecologi che assistono al parto delle loro assistite pur se non sono in servizio rientrando in reparto. «Nulla sarà più come prima», ha detto l'assessore regionale alla sanità, Attilio Martorano. E, pro babilmente, si comincerà proprio da queste «particolarità». Tentando di capire come mai qui si verificano (dati 2009) il 66% circa di cesarei contro il 16% di Matera sul totale dei parti. «Il taglio cesareo – ha detto Gaudiano – deve avvenire dopo che la struttura ha seguito regole e percorsi assistenziali. Regole e percorsi che al Madonna delle Grazie, con la nomina a primario di Silvio Anastasio, sono la norma. Saranno applicati anche qui».
Il direttore generale, poi, quando gli abbiamo chiesto se fosse legittimo che un ginecologo fuori servizio possa rientrare in ospedale per assistere al parto di una sua assistita ha esclamato: «Assolutamente no!». Ma accade all'ospedale di Matera? «Se dovesse accadere qualcuno ne risponderebbe». Per questo ha sospeso il dr. Capodiferro? «Proba bilmente, si». E perchè ha sospeso il dr. Giovanni Manolio, di guardia in quella tragica notte? «Per lo stesso motivo. Egli doveva chiamare il medico reperibile». I due professionisti, che risultato indagati per omicidio colposo nell’inchiesta aperta sul caso dalla Procura di Matera, hanno 15 giorni di tempo dalla data della loro sospensione per presentare deduzioni. Sul rientro in reparto di specialisti fuori servizio per assistere le proprie pazienti si è scagliata anche Maria Antonietta Tarsia, segretaria regionale di Cittadinanzattiva: «Si tratta di un andazzo da noi denunciato più volte, ma invano. È una cosa gravissima anche se qui è una prassi consolidata». Andazzo che non si verifica neanche al San Carlo di Potenza. «Una situazione del genere non può esistere nelle strutture pubbliche ha sostenuto Sergio Schettini, direttore dell’Unità operatoria di ostetricia e ginecologia di quell’ospeda - le. Sono i medici di guardia che debbono garantire la partoriente. Chi non è di guardia non può accedere in reparto se non previa autorizzazione ad hoc e con particolari motivazioni». Ma il primario può autorizzare deroghe? «Solo per casi con particolari problematiche cliniche può autorizzare un medico esperto ad affiancare uno più giovane».

FONTE
Filippo Mele
La Gazzetta della Basilicata

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