sabato 23 ottobre 2010

Mario Milione, sesto anniversario della sua morte. "Dalla Procura di Taranto nessuna notizia"






Policoro, 19 ott 2010 – “No, rispetto all’anno scorso non è successo nulla. Niente di niente. Io, come avvocato della famiglia, non ho avuto alcuna notizia dalla Procura di Taranto. Quello di Milione è un omicidio dimenticato. Mario è un morto di serie B”. Sono le amare parole, crude nelle loro realtà, di Gianni Di Pierri, legale della famiglia di un uomo, Mario Milione,
rimasto vittima, sei anni fa, di un efferato delitto ancora senza colpevoli e senza un perché. Nessuno, poi, parla più di questo tragico fatto di cronaca: né le istituzioni, né la magistratura, né la cosiddetta società civile, né le associazioni antimafia di qualunque tipo, né i grandi network televisivi che si buttano a capofitto su siffatti casi di cronaca nera. Già, l’omicidio Milione è stato dimenticato. Solo la famiglia lo ricorda. Con amore e dolore. Mario aveva 37 anni quando il suo corpo fu rinvenuto carbonizzato in un auto data alle fiamme nelle campagne di Ginosa (TA). Aveva moglie, Angela Falcone, e due figli, allora entrambi minorenni. Sul posto intervennero, il 19 ottobre di 6 anni fa, i carabinieri della Compagnia di Castellaneta ed il magistrato della procura della Repubblica di Taranto, Ida Perrone. Su una stradina interpoderale di contrada Pantano fu rinvenuta una Lancia Dedra con i resti di un corpo anneriti dal fuoco, nel portabagagli. Forse l’uomo era vivo quando l’auto fu incendiata. Una morte orribile. Solo a seguito della prova del dna, effettuata sulle ossa e su alcune macchie di sangue rinvenute su un lenzuolo di casa, quei resti furono attribuiti al giovane scomparso da Policoro il giorno 15 di quello stesso mese del 2004. Da allora, però, dei responsabili di quel crudele delitto, di chiara impronta della criminalità organizzata, nessuna traccia. Una morte dimenticata forse perché Milione era un tossicodipendente? Da qui l’omicidio di serie B? Dalle testimonianze raccolte, però, egli non aveva mai avuto condanne per spaccio ed aveva tentato più volte di uscire fuori dal tunnel.

FONTE
Filippo Mele
La Gazzetta della Basilicata

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