martedì 5 aprile 2011

Violenza in famiglia, Scarcia a processo

POLICORO- I reati che vanno dai maltrattamenti nei confronti della moglie
e dei tre figli (all'epoca di 17, 15 e 6 anni), alla violazione degli arresti domiciliari, dalle ingiurie alle minacce; dal danneggiamento alle lesioni personali sempre nei confronti dei suoi familiari. E' in dirittura d'arrivo al tribunale di Sondrio il processo a carico di Giuseppe Scarcia, classe 1954, originario di Taranto ma residente a Policoro. Giovedì 31 marzo, davanti al giudice Antonio De Rosa, i ricordi strazianti della moglie e della figlia, che hanno descritto “scene di ordinaria violenza” tra le mura domestiche. Da un lato un padre-padrone graziato dall'indulto, dall'altro una madre e tra figli (all'epoca, tra il 2005 e il 2006, periodo in cui si sono consumati i reati, di 17, 15 e 6 anni). La vicenda ha avuto inizio sette anni fa, quando Scarcia si trasferì a Livigno, agli arresti domiciliari per scontare una pena inflitta dal Tribunale di Sorveglianza di Roma nel 2002. Arrestato per evasione nel marzo del 2005 riesce a tornare a casa grazie all'indulto. La ragazzina ha raccontato al giudice i momenti di forte alterazione del padre causati dall'alcol, confermando quanto la madre aveva sottoscritto nelle numerose querele presentate ai carabinieri di Livigno. Quando era sotto l'effetto dell'alcol, Scarcia perdeva il controllo arrivando a vessare la moglie e i figli. Tra gli episodi raccontati al giudice, le angherie fatte subire al figlio quindicenne costretto a farsi la barba in piena notte o privato senza motivo dello stipendio appena preso; stipendio che il padre in un'occasione non ha esitato a bruciare. Non mancavano, poi, le percosse: la moglie -secondo Scarcia colpevole di averlo fatto tornare in carcere - ha dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale dopo essere stata picchiata selvaggiamente. Per lei, una prognosi di tre giorni per “tumefazione alla regione parietale destra”, dal referto stilato dai medici di Livigno. La donna era stata anche strattonata sul posto di lavoro, insultata davanti ai colleghi e minacciata di morte. L'udienza è stata aggiornata per acquisire i verbali stilati dai carabinieri che spesso venivano chiamati dalla donna.

Fonte
Il Quotidiano della Basilicata

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