sabato 14 aprile 2012

«Offesi dal silenzio dell’Asm»

Lettera di protesta per la revoca dei servizi di riabilitazione fuori distretto
POLICORO - «Doppiamente offesa l’intelligenza degli indifesi». E’la dura reazione della signora Anna Colangelo Bentivenga, che circa due mesi fa ha denunciato sulle colonne del Quotidiano il grave disservizio di cui sono vittime 19 pazienti della fascia jonica, inseguito aduna circolare dell’Azienda sanitaria materana, che vieta, da febbraio 2012, il ricorso alla riabilitazione in strutture esterne al distretto. Quindi, queste famiglie, che per anni si erano rivolte con soddisfazione e risultati tangibili al Centro riabilitativo di Senise, oggi non possono farlo più, almeno se vogliono usufruire dei contributi Asm. Una situazione davvero incresciosa, che era stata sottoposta all’attenzione dell’allora direttore generale, Giampiero Maruggi. La risposta fu protocollare: “Ci sono tanti centri convenzionati nel territorio aziendale, i pazienti si possono rivolgere a quelle sedi”, senza tener presenti le necessità vitali di chi usufruisce di un servizio da anni e se lo vede strappato senza alcun preavviso. «Il rapporto tra chi governa e il cittadino è: risolvere i problemi piuttosto che crearli? -si chiede provocatoriamente la signora Colangelo Bentivenga in una lunga lettera inviata ai vertici dell’Azienda sanitaria-Trincerarsi in atteggiamenti tipicamente puerili, glissando una situazione importante, certamente offende i cittadini meno fortunati, al tempo stesso però (a mio modestissimo parere) non rende molto onore alla classe dirigente. Mesi fa, ho sollevato un problema che riguarda 19 pazienti, afflitti da patologie molto serie, tipo: emiparesi ed Afasia motoria da ictus cerebrale ischemico, rimasti (per lo scaricabarile di chi sta a capo) privi di terapia riabilitativa per loro indispensabile. Fiduciosa che il mio appello sarebbe stato accolto, ho cercato di contattare anche telefonicamente, parecchie persone della sanità locale che, eludendo il problema, alcuni non hanno risposto, altri hanno dato risposte molto generiche, evasive e per niente inerenti al tema. Sinceramente mi aspettavo di più, pensavo quantomeno che qualcuno sentisse l'obbligo morale di spiegarmi perchè all'infiltrazione botulinica non poteva no seguire, come la legge prevede, le ore di terapia continuative; e soprattutto perchè non sono stata avvisata in tempo utile per poter prendere consapevolmente la decisione di fare l'infiltrazione o non farla, qualora le condizioni economiche fossero state tali da non consentirmi un trattamento privato. Per chi non lo sapesse, il Botulino è un veleno che ha una funzione specifica e importante per alleviare un disagio, tipo quello di non poter stendere le dita, di tenere la mano a pugno stretto senza nemmeno potersi lavare ecc. Perchè l'infiltrazione faccia il suo effetto, è necessario
che seguano delle ore di terapia continuativa (mai erogate) regolarmente richieste dalla dottoressa Milanese dell'ospedale di Tinchi (persona davvero speciale per competenza, correttezza e umanità) ad averne medici come lei! Forse la sanità convertirebbe l'unico interesse di tenersi ben strette le poltrone in qualcosa di più nobile ed edificante qual è l'interesse per la salute del cittadino. Purtroppo per noi, molte volte si tira a campare e quelli che sono diritti (non so per quali subdoli meccanismi) si trasformano malevolmente in favori. Io non ci sto! Non chiedo piaceri di nessuna natura, chiedo semplicemente chiarezza, informazione e che i miei diritti vengano rispettati. Sono passati più di due mesi da quando è stato sospeso il servizio di terapia senza preavviso, a tutt'oggi i pazienti aspettano inermi. Non sanno ancora se è un loro diritto, se non lo è e perchè. Purtroppo i Ponzio Pilato se ne lavano le mani e la gente in balìa di sè stessa, si barcamena nello scoramento più assoluto perchè non è facile far fronte a certe situazioni, soprattutto quando si prende coscienza di essere completamente soli, vista l'insensibilità di chi sta a capo che... non si cura e passa. Mi chiedo se non sia giunta l'ora di assumersi la responsabilità dell'inadeguatezza. Quando non si è in grado di risolvere i problemi di un servizio sociale (non di un bene familiare ereditato) qualcuno dovrebbe seriamente pensare di rimettere il suo mandato a persone più competenti, più disponibili e, soprattutto,
più sensibili alla miriade di problemi che affliggono certi malati. E' davvero socialmente grave subire l'indifferenza e l'ingiustizia da parte di chi: invece di tutelare il diritto alla salute del cittadino, agendo in suo favore con cure adeguate e trasparenza nei comportamenti, agisce solo per la salvaguardia degli interessi personali grazie al potere che glielo garantisce. Purtroppo che piaccia o no, da noi funziona così».

Fonte
Il Quotidiano della Basilicata

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