sabato 4 agosto 2012

Blocco estrazioni petrolifere. Ola-No Scorie: un maxiemendamento come il gioco delle tre carte?


POLICORO - Il maxi-emendamento proposto dal governatore lucano, Vito De Filippo, è stato scritto in pieno stile burocratese, ed è stato “furbescamente” sintetizzato dalla stampa – prima della sua discussione in Consiglio Regionale – con il concetto che “De Filippo ferma le trivelle”. La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) ed il movimento “NoScorie Trisaia” denunciano, ancora una volta, la colossale disinformazione, secondo loro, sui temi del petrolio in Basilicata. “Non comprendiamo il senso dell’articolo 19 del suo maxi-emendamento se non in un contesto meramente politico ed elettoralistico. All’indomani dell’entrata in vigore definitiva del suddetto provvedimento – con la concretezza che ha sempre ispirato le nostre azioni – la chiederemo al presidente Vito De Filippo, o al suo successore, di emettere provvedimenti di sospensione degli iter autorizzativi per ogni titolo minerario in itinere, tanto per fugare ogni sospetto – non solo da parte nostra, ma anche dei numerosi cittadini ed amministratori locali che si oppongono alla “Basilicata Gruviera d’Italia” – che possa essersi trattato solo di una sua iniziativa elettorale, magari per ricontrattare qualche spicciolo in più di royalties per tenere buoni i sindaci interessati dal raddoppio delle estrazioni, del resto previsto con il Memorandum. Infatti, maxi-emendamento a parte, De Filippo ha già preservato e blindato il raddoppio delle estrazioni dal sottosuolo della Basilicata, dato che ha concordato di portarle dai 91 mila ai 180 mila barili giornalieri, spacciandole – appunto – per “intese” già comprese dagli accordi del 1998 e del 2006. Il governatore avrebbe fatto sapere ai bene informati che può fermare tutte le trivelle future ad eccezione di quelle che ha già concordato sulle teste dei cittadini e degli amministratori lucani e che porteranno gli introiti delle società minerarie da circa 9 milioni di euro a 20 milioni di euro al giorno, triplicando i rischi di inquinamento delle falde acquifere. Il tutto giustificato in nome di un sacrificio richiesto dal nostro Paese, in termini di fabbisogno energetico nazionale, stimato in un 6%. Cifra “ininfluente” per i bilanci dello Stato e della Regione, ma non per le casse delle società minerarie. I pozzi non realizzati con gli accordi del 1998 vanno considerati, dopo 14 anni, decaduti e non applicabili, anche perché necessitano di una sesta linea al Centro oli di Viggiano che non è autorizzata, e perché buona parte dei nuovi pozzi (26 mila barili al giorno) verrebbero realizzati – altro che moratoria – sui monti di Marsico Nuovo, dove insistono le numerosi sorgenti del fiume Agri. Il rischio, con questa perforazione d’altura, come afferma il professor Franco Ortolani dell’Università Federico II di Napoli, è che si inquini l’Agri per diverse generazioni. L’attuale estrazione di 91 mila barili al giorno, nonostante le convinzioni del governatore sull’ impatto sul territorio delle attività estrattive, ha già determinato uno spaventoso inquinamento della diga del Pertusillo (come da dati Epha della ricercatrice Albina Colella), con concentrazioni nei sedimenti del bacino idrico di idrocarburi totali corrispondenti a ben 559 milligrammi per chilogrammo (mg/kg) e rilevati alla foce nel lago degli affluenti Spetrizzone e Scannamogliera, e di 122 milligrammi per chilogrammo (mg/kg) alla foce lacustre del Torrente Rifreddo. Condizione che segnala un’attività inquinante da circa 10 anni e che compromette la catena alimentare lucana legata al ciclo dell’acqua, il commercio dei prodotti agricoli irrigati con l’acqua dell’Agri e il turismo lungo le coste joniche. La Ola e NoScorie denunceranno alla “Commissione europea per i diritti dell’uomo” le nuove perforazioni che la Regione consentirà lungo le sorgenti del fiume Agri – altro che moratoria – più il pozzo di reiniezione Monte Alpi 9 or che la Regione e l’Eni vogliono attivare lungo la faglia sismogenetica di Grumento Nova. E se il governatore ha tanta difficoltà giuridica a far valere le ragioni di tutela della salute ambientale e pubblica della Basilicata nei confronti di un’evidente attività invasiva ed inquinante della sua terra, oltre a dimettersi per incapacità amministrativa, potrebbe sempre controfirmare la nostra denuncia di difesa dei diritti dell’uomo lucano”.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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