domenica 30 settembre 2012

Al Distretto sanitario non si rispetta la fila


POLICORO – Al distretto sanitario del centro jonico adiacente al nosocomio papa “Giovanni Paolo II” sembra di stare al mercato mensile. Gente che va e che viene senza un ordine di ingresso negli ambulatori. Martedì 25 settembre tutti i degenti erano stati convocati per le visite ambulatoriali alle 14:30 dopo mesi di prenotazioni, e fin qui tutto regolare. Solo che all’arrivo dei medici dei vari reparti parte la corsa a chi deve entrare prima. All’accettazione una signora registra su un brogliaccio i numeri crescenti delle visite sulla base ovviamente di chi aspetta da più tempo; poi però non si sa per quale strano motivo chi arriva per ultimo entra per primo bypassando la fila. E non si tratta di emergenze di nessun tipo poiché il Pronto soccorso è a un tiro di schioppo. Allora chi aspetta da più tempo inizia a guardare in faccia gli altri utenti increduli. C’è addirittura un signore che mormora: “Io ho vissuto a Brescia e queste cose non sono mai accadute. Solo qui si verificano cose del genere…E’ la solita Italia…!”. Anche tra il personale sanitario nessuno dice nulla e c’è addirittura chi davanti ai commenti di chi aspetta sorride sarcasticamente forse perché conosce bene l’ambiente ed è abituato a vedere certe logiche giornalmente. E siccome a superare la fila è più di uno, dopo un paio d’ore d’attesa qualcuno ritorna all’accettazione per chiedere spiegazioni: “Perché c’è gente che passa avanti agli altri?”, risposta: “Io non gestisco l’ambulatorio!”. E allora perché si è creata la graduatoria di chi ha diritto ad entrare prima se poi ognuno con nonchalance fa quello che gli pare e piace senza dire grazie o scusa per essere stato privilegiato? Davanti al degrado morale che ogni giorno corrode le fondamenta d’argilla dell’Italia, ripartire dall’abc della convivenza civile in tutti gli ambienti, soprattutto pubblici perché di tutti, sarebbe la soluzione migliore per costruire basi d’acciaio sulle quali le future generazioni possano vivere in un Paese diverso. In meglio.

Gabriele Elia 
(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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