domenica 16 giugno 2013

Associazione Campus Herakleia. Convegno sulla crisi dello stato sociale: “Basta con i tagli generalizzati”


POLICORO - Giovedi 6 giugno si è tenuto nei locali del palazzo baronale di Scanzano J.co un convegno organizzato dall’associazione Campus Herakleìa, in collaborazione con l’università Lumsa di Taranto, sul tema: “La crisi dello Stato sociale”. Sono intervenuti in qualità di relatori: l’assessore alla Cultura al Comune di Scanzano J.co, Lunati;  il Prof. Antonio Panico, docente di Sociologia generale alla Lumsa di Taranto e il Dr. Francesco Velluzzi, presidente dell’Associazione Onlus “Campus Herakleìa”. Durante la feconda discussione è emerso che: “La società italiana, quasi nel suo complesso, -osservano gli insigni ospiti- è attraversata da una crisi economica senza precedenti, che tocca inesorabilmente le famiglie e trasversalmente l’intero tessuto produttivo del nostro Paese. Occorre interrogarsi sulle cause di questa crisi, che ha conseguenze davvero devastanti soprattutto sul nostro sistema di welfare, sullo stato sociale nel suo insieme, creando ulteriori e sempre più profonde fratture sociali, lacerazioni, sacche di disoccupazione giovanile ancora più vaste ed aree di disperazione sociale, nelle quali vengono assorbiti un po’ tutti: lavoratori, ex lavoratori, aziende, esodati, pensionati. Fondamentalmente la crisi è figlia (lo dicono anche alcuni tra i più illustri economisti) di un debito pubblico che è aumentato incontrollabilmente, specie negli ultimi trent’anni. In effetti la curva del debito pubblico italiano (cd. Trend del debito) in rapporto con gli altri Stati è stato sostanzialmente in linea con quello degli altri Paesi europei, se non addirittura, in taluni casi, al di sotto di molti di essi, almeno fino alla fine degli anni 70, inizio anni 80 del XX secolo. Da allora in avanti si è via via venuta accumulando una misura sempre crescente di debito che ha prodotto, nel tempo, le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Logica e necessitata conseguenza è che la politica economico-finanziaria dei vari Governi ha dovuto improntarsi ob torto collo a criteri di speciale rigore: si è stati costretti a correre ai ripari, quantomeno per tentare di non accumulare ulteriore debito e, laddove possibile, tentare di diminuirne la portata. Tuttavia, è evidente che il peso più gravoso della crisi l’hanno pagato proprio e quasi essenzialmente le fasce più deboli. Tra le quali è confluito anche il cosiddetto ceto medio, vera e propria cinghia di trasmissione delle cosiddette economie di scala. In fondo, il meccanismo è semplice: le aziende producono o dovrebbero produrre essenzialmente per soddisfare la domanda interna, ma la forte restrizione del potere di acquisto degli stipendi e dei salari, unitamente a un aumento esponenziale del costo del lavoro, ha determinato un calo enorme della domanda interna di beni e servizi e una fortissima crisi industriale. A fronte di una tale situazione, non era più sostenibile insistere con un sistema di welfare costoso, poiché insopportabile sarebbe stato il peso da addossare proprio soprattutto e ancora una volta sul ceto medio. E’ stata così inaugurata una ennesima stagione di austerity, la stagione dei “tagli” alla spesa. Inoltre, non è più possibile procedere con le politiche dei “tagli lineari”: ad esempio i tagli in settori nevralgici (scuola, sanità, giustizia) significano un sostanziale arretramento del sistema-Paese e un potente affievolimento di tutto un sistema di garanzie e tutele, acquisito in anni di lotte civili, di conquiste sociali irrinunciabili. E’ arrivato il momento di “dare un taglio ai tagli”, attraverso una assunzione di responsabilità comune da parte della classe politica, la quale deve prendere atto che occorre metter mano soprattutto all’abbattimento dei tanti sprechi tuttora esistenti. E forse occorre porsi una domanda: che senso ha continuare a far pagare sempre più tasse, se poi solo una minima percentuale del loro gettito serve a coprire il debito pubblico? Perché non si parla più di abbattimento dello scudo fiscale? Di evasione e di elusione fiscale? Ricordiamo che il solo costo della corruzione oggi esistente in Italia –come ha rivelato di recente la Corte dei Conti- ammonta a circa 60 miliardi di euro/anno e il costo dell’evasione fiscale ammonta a 2.000 euro per ogni cittadino dell’Ue, una somma superiore alla spesa totale degli Stati membri per la salute pubblica e quattro volte superiore rispetto alle risorse destinate all’insegnamento in ambito Ue. In un momento storico che ha ormai assunto caratteri di emergenzialità sociale, rivolgere l’attenzione (pur giusta) al solo tema delle riforme costituzionali dello Stato non è forse riduttivo e per certi versi anche fuorviante?”. Nel suo piccolo l’associazione Campus Herakleia sta cercando, come dice il suo presidente Velluzzi di mettere in campo iniziative che in un’ottica di sussidiarietà orizzontale è impegnata nel cercare di rilanciare la cultura di livello universitario, sforzandosi di guardare a possibili scenari anche occupazionali per i giovani talenti che la Basilicata perde inesorabilmente.
Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano della Basilicata)





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