venerdì 2 agosto 2013

Degrado sul lungomare centrale

POLICORO – Il nostro viaggio nell’estate policorese continua con l’arredo urbano. O meglio quello che rimane. Nei mesi invernali il lungomare si trasforma in una sorta di bronx: cestini della raccolta dei rifiuti divelti, sfere di protezione delle lampadine dei lampioni usati come tiro a segno, in qualche caso anche le panchine di cemento vengono distrutte. Sullo sfondo poi l’incuria regna sovrana con sacchetti della spazzatura gettati a destra e a manca della pineta e anche sulla Duna lo spettacolo non è dei più civili, per non parlare poi del fenomeno del randagismo che nella zona Lido è una vera e propria emergenza. Poi in prossimità di giugno iniziano i lavori di “riqualificazione” da parte dell’Amministrazione comunale. Purtroppo però spesso non sono sufficienti per colpa dei soliti cittadini inurbani, che non è detto siano per forza locali. Il simbolo di un degrado che non conosce limiti sono i bagni pubblici e le docce nella spiaggia libera. Dopo essersi tuffati nello Jonio e preso la tintarella è fisiologico andare in bagno per una doccia e poi rincasare. Mettere piede in uno dei bagni attrezzati è come entrare in una porcilaia con il rischio di prendersi qualche infezione. La donna delle pulizie, molto diligente ed efficiente, di questi periodi impazzisce nel pulire e ripulire, vanamente però. C’è stato addirittura chi nello spazio più privato del bagno è entrato “sporco” ed uscito ancora più “sporco” di prima. Si urina fuori dell’orinatoio, si lascia il rubinetto dell’acqua aperto, tanto paga il contribuente, e quando entra qualcuno con la luna storta, o meglio troppo assolato, o rompe la manopola dell’acqua o si porta a casa addirittura il rubinetto. Stesso discorso vale per il piatto doccia scambiato spesso per water. Le spese per questo servizio si quantificano a fine stagione però forse sarebbe il caso di privatizzarlo. In città ad esempio i bagni pubblici sono quasi del tutto spariti. Si paga 0,50 per usufruire del bagno e quando si entra sembra di stare a casa propria, mentre quando si esce c’è subito chi pulisce: insomma ci si specchia. In questo modo si dà la possibilità anche ad una cooperativa di giovani locali di lavorare e guadagnare e nello stesso tempo dare l’immagine di una città turistica moderna dove la qualità non è gratuita. Un esperimento di questo genere venne utilizzato quando si insediò la Giunta di Antonio Di Sanza (1997/2001): con sole 1000 lire si poteva parcheggiare l’auto negli appositi stalli con i parcheggiatori che vigilavano ed escutevano il debito. C’era più ordine. D’altronde in tutte le città turistiche per usufruire di qualche servizio bisogna pagare. E in alcune di esse c’è il salasso. Un minimo di contributo sarebbe la soluzione più equilibrata. Per il resto alcune storture si registrano all’incrocio a quattro di via Trieste dove il semaforo funziona a corrente alternata fino a quando non ci scappa un brutto incidente; mentre la sera, almeno fino a qualche settimana fa, il lato destro del lungomare era completamente al buio. I vandali non si nascondono solo nei bagni chiusi, ma si fanno riconoscere anche nelle fontanine del lungomare.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano della Basilicata)

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