sabato 28 giugno 2014

La testimonianza di un dializzato contro lo spostamento del servizio da Tinchi a Matera

E’ passato nel silenzio delle cose che non contano quanto è avvenuto la mattina di venerdì 27 presso l’ospedale di Tinchi. Un buon numero di persone soggette a trattamento dialitico si è riunito in sit in per protestare contro la decisione dei massimi dirigenti Regionali e Aziendali che vorrebbe spostare su Matera le sedute dialitiche sin ora garantite da Tinchi. Imponendo tra  l’altro un  preavviso solo di circa 15 giorni (entro il 14 luglio). Tra i dimostranti anche alcuni dializzati che hanno ritardato per protesta di due ore l’inizio del trattamento dialitico a rischio della propria salute. Il sapore amaro, di quanto prospettato, è quello già più volte sperimentato già più volte da parte delle decisioni politiche. Le pillole amare si fanno ingoiare sempre in prossimità della stagione estiva, quando molti uffici  ed attività (regionali) hanno un lungo fermo. L’ idea maggiormente condivisa è quella che “ se pericolo di crollo immediato non c’è”  basterebbe qualche altro mese in più di stagnazione per dare il tempo alla dirigenza della ASL  per attrezzare, come da normativa, un nuovo presidio presso altri locali liberi  di cui dispone l’Azienda nel metapontino (vedi Policoro). La dialisi, come è noto, è una terapia salvavita, ma fiacca fisicamente ed invecchia precocemente. Molti dializzati sono in precario stato di salute. Aggiungere disaggi su disaggi potrebbe abbreviare la vita di molti, che pur sono esseri umani  con sentimenti ed affetti familiari come tutti gli altri.
Le promesse hanno fatto il loro corso,ora è tempo delle decisioni, quelle condivise.
                                                                                                       
Antonio Nigro

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