mercoledì 13 agosto 2014

Catena umana contro le trivellazioni nello Jonio



POLICORO – Al Lido “Sirena” del centro jonico nella mattinata del 10 agosto alcune associazioni ambientaliste hanno riproposto per il quarto anno di seguito la: “Catena umana” per difendere l’acqua e il mare dalle trivellazioni petrolifere. Ad aprire la catena umana 2014 sulla spiaggia di Policoro ci hanno pensato due papà con i figli sulle spalle con la bandiera “No Triv”. Circa 8000 i partecipanti grazie alla giornata calda e soleggiata, secondo le stime degli organizzatori. “E’ stata una grande giornata, -affermano gli organizzatori- in quanto abbiamo avuto il contributo particolare che ci è arrivato da persone splendide di un gruppo composto di diversamente abili ospitati nel circolo Aquarius. A vigilare sulla catena umana come sentinelle quest’anno abbiamo avuto i life guard del gruppo della motonautica di Policoro che quest’anno oltre a vigilare e salvare vite umane dall’acqua hanno dato il proprio contributo per salvare l’acqua, il mare e il futuro di questa terra. Ringraziamo il circolo velico lucano, sempre presente dalla I edizione alla nostra catena umana, l’amministrazione di Crac, l'associazione dei radicali lucani, i comitati No Fenice di Venosa e i No Rifiuto di Senise. Vogliamo poi ringraziare uno per uno tutti i partecipanti che anche quest’anno hanno dato il proprio apporto e che hanno manifestato la propria contrarietà a qualsiasi trivellazione petrolifera che possa mettere in pericolo le acque lucane che dissetano due regioni e tutto un futuro di sviluppo economico legato al mare, alla natura, agli ecosistemi e all’archeologia. Oltre all’acqua quest’anno vogliamo  difendere anche i diritti previsti dalla Costituzione. Mentre sulle comunità locali cadono come un macigno  gli ultimi emendamenti del Senato sulla riforma del titolo V della costituzione che toglieranno potere decisionale a Regioni e Comuni in materia di turismo ed energia, le comunità e i cittadini dicono ancora NO a scelte imposte dall’alto. Spetta alle comunità decidere del proprio futuro e non di certo ai Governi che praticano politiche fossili su economie rinnovabili e sostenibili come quelle da sempre praticate nelle valli lucane e sul mar Jonio. E’ nel diritto delle comunità locali scegliere il proprio futuro e autodeterminarsi. Le massicce trivellazioni petrolifere previste dal governo Renzi in terra e mare e avvallate in parte dalla Regione Basilicata  non risolveranno il problema energetico nazionale, non produrranno pil sostenibile nel tempo che non garantirà entrate fiscali al governo allo stesso modo di come agricoltura, agroalimentare, turismo e industria (che esiste solo se c’è acqua) possono produrre. Attività  che diversamente sarebbero danneggiate dai processi molto impattanti della filiera petrolifera. Il petrolio si estrae solo  se ci sono prima le condizioni ambientali e poi quelle economiche. La riserva strategica nazionale degli appennini che il governo deve tutelare e utilizzare per lo sviluppo è l’acqua e non il petrolio, gli appennini forniscono acqua a tutto il meridione ed è rischioso  trivellare le aree delle sorgenti lucane e irpine.  Come comitati cittadini continueremo a difenderci da leggi ingiuste votate anche da parlamentari che dicono di volere lo sviluppo del meridione, ma che in realtà favoriscono lo sfruttamento degli ecosistemi per una economia fossile da tutti i punti di vista. Non è escluso in futuro insieme a tutte le altre forze sociali del paese, il ricorso al referendum contro la riforma del titolo V della costituzione  qualora dovesse definitivamente passare. La nostra catena umana produce energia senza ricorrere al fossile, è l’energia della conoscenza e dell’impegno comune nel fare scelte sostenibili per il proprio futuro”.

Gabriele Elia

(fonte il Quotidiano del Sud)

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