sabato 15 novembre 2014

I vantaggi della fusione Policoro-Scanzano presentati in un incontro




POLICORO – Prende sempre più corpo la proposta lanciata a fine luglio 2014 da ex amministratori di Policoro e Scanzano di fondere le due municipalità in un’unica entità. Nella serata del 24 ottobre (giornata poi replicata a Scanzano il 25) presso il centro giovanile Padre Minozzi è iniziata ufficialmente la petizione popolare che poi dovrà essere consegnata ad entrambi gli Enti locali prima del referendum confermativo. Intorno al tavolo dei relatori alcuni componenti del Comitato promotore per la fusione dei due enti territoriali: Antonio Di Sanza, Mario Altieri, Nicola Lopatriello, Mary Padula il tecnico Felice Latronico che nella seduta pubblica hanno incontrato i cittadini spiegando le motivazioni di questa iniziativa. E nei loro interventi è stato sottolineato come i processi di cambiamento degli assetti della Pubblica amministrazione in atto non devono vedere le piccole comunità subire passivamente la volontà politica che arriva dall’alto, ma viceversa autodeterminarsi dal basso per essere protagoniste del proprio futuro. E la spinta dal basso, con la firma della petizione popolare che continuerà nei prossimi giorni con altre iniziative, ha delle motivazioni anche contabili esplicitate durante la prima uscita pubblica con tutti i cittadini: meno 300 mila euro annui di costi della politica nell’immediato con un unico sindaco, Giunta e Consiglio e lo stesso dicasi per i dirigenti; contributi regionali che per analogia con altri esperimenti di fusioni tra Comuni avvenuti in Toscana, Emilia Romagna ammonterebbero a circa 200 mila euro l’anno per dieci anni dopo la fusione; maggiori trasferimenti nazionali, anche qui previsti dalla legge, di 1 milione di euro l’anno per i dieci anni post fusione; allentamento del Patto di stabilità che significherebbe per i tre anni successivi avere in cassa 900 mila euro in più. Soldi che in periodi di vacche magre farebbero comodo, secondo il Comitato, a chiunque anche a Municipi di grosse dimensioni. Ma i relatori hanno anche aggiunto che la fascia jonica così com’è, troppo parcellizzata, conterà sempre meno nelle decisioni strategiche di politica regionale e nazionale non avendo una forte rappresentanza politica e troppo schiacciata dalle logiche accentratrici di Potenza e Matera, a maggior ragione ora che quest’ultima è diventata la città italiana capitale della Cultura europea 2019. E’ stato rimarcato come nei giorni scorsi anche il Commissario governativo per la spending rewiev, Cottarelli, abbia spiegato come nei prossimi anni i Comuni avranno sempre meno soldi dallo Stato sottoforma di trasferimenti fino ad essere azzerati del tutto, invogliando nello stesso tempo le comunità, soprattutto quello più piccole, a mettersi insieme per ottimizzare risorse economiche ed umane, senza trascurare nemmeno la possibilità che nel futuro immediato anche le stesse Regioni subiranno un processo di accorpamento/smembramento e dalla cui logica la Basilicata sarebbe la prima, perché troppo piccola, a farne le spese. Infine la fusione, sempre a parere dei relatori, serve a ridisegnare lo sviluppo complessivo del territorio, soprattutto nei settori cardine come il turismo e l’agricoltura.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano del Sud)

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