sabato 27 dicembre 2014

Commercianti senza sindacato


POLICORO – In un momento di grave conflittualità sociale dovuto un po’ ad una serie di riforme, prima fra tutte quella del diritto al lavoro (Jobs Act), mentre in altri casi assistiamo ad una vera e propria destrutturazione di parte del tessuto economico dell’economia nazionale, ci sono intere categorie economiche/sociali che nel centro jonico sono sprovviste di rappresentanze sindacali. Parliamo delle circa 400 attività commerciali presenti in città che non hanno una loro bandiera cittadina. In teoria i loro primi interlocutori dovrebbero essere i sindacati, ovvero Confcommercio e Confesercenti. Tuttavia se dovessero avere bisogno della loro assistenza i commercianti del posto devono recarsi chissà dove, forse a Matera. Eppure oltre ai cosiddetti negozi di vicinato c’è una sede di media distribuzione, centro commerciale Heraclea, e un’altra simile sta per sorgere in via Puglia a pochi passi dal centro commerciale naturale della principale via Siris. Come mai non ci sono uffici di consulenza del settore? Mentre la classica triplice di Cgil, Cisl e Uil hanno aperto uffici di sindacato, patronato e assistenza sociale, la stessa cosa è prevista anche per il commercio e artigianato. Ma nessuna figura fisica c’è a Policoro. La sede della Confcommercio è chiusa da anni in piazza Eraclea; c’è tanto di indicazione, il locale probabilmente riscattato dall’Alsia e risalente alla Riforma fondiaria ben tenuto, ma nessuno ha mai visto l’ombra di una persona. Tanto è vero che nei giorni scorsi qualcuno ha anche tentato di aprire in tarda serata la porta principale di accesso. Ci sono le suppellettili, sedie, armadi e anche l’ubicazione, pieno centro cittadino, è comoda per l’espletamento di un servizio fondamentale per i piccoli imprenditori come: pratiche fiscali, bandi di settore e agevolazioni previste da leggi nazionali o nazionali. Se non ci si muove autonomamente su questo fronte si rischia di essere isolati e magari in qualche caso anche abbassare la saracinesca definitivamente. E pensare che c’è chi farebbe carte false per aprire un’attività commerciale in pieno centro e non lo può fare perché ci sono locali chiusi e inutilizzati di chi dovrebbe curare la fase dello start up. Un vero paradosso per una città non avere un presidio di settore fisso e attivo 365 giorni l’anno e nello stesso tempo precludere la possibilità di creare una occasione di lavoro.

Gabriele Elia
(fonte il Quotidiano del Sud)

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