sabato 23 gennaio 2016

Referendum sulle trivelle, 10 domande (e risposte) per capire


La Corte costituzionale martedì ha approvato uno dei sei referendum “anti-trivelle” chiesti da dieci Regioni. Ecco dieci domande e dieci risposte per capire meglio il tema in discussione.
1 - Che cosa ci chiederà il referendum?

Il quesito referendario sopravvissuto (dei 6 originari) è debolissimo nei contenuti ma forte nella valenza politica-emotiva. In sostanza ci verrà chiesto: volete voi che, quando scadranno le concessioni nelle acque territoriali italiane, quei giacimenti vengano fermati anche se sotto c'è ancora gas o petrolio?
2 - Quando voteremo?
Non è ancora deciso. Il Governo vuole evitare sovrapposizioni elettorali, per evitare distorsioni a un voto già fortemente caratterizzato da emotività. Per questo motivo le opposizioni premono molto per i referendum: per aumentare le difficoltà di consenso del Governo. Le due soluzioni per ora individuate sono entrambe ad alto rischio. In primavera sono in programma elezioni amministrative, nelle quali la facile presa emotiva del tema delle perforazioni può diventare un campo di battaglia elettorale senza esclusione di colpi bassi. In autunno c’è la coincidenza con il referendum costituzionale, che è quasi un plebiscito per confermare o negare l’apprezzamento dei cittadini nei confronti del Governo Renzi. Entrambe le coincidenze disturbano il Governo; forse la meno temuta è la prima, cioè le amministrative.
3 - Quali effetti diretti può avere il “sì” al referendum?
Se passerà il “sì”, quando scadranno le concessioni verranno bloccati diversi investimenti fra i quali spiccano tre grandi giacimenti già attivi per i quali sono allo studio i potenziamenti. Si tratta del giacimento Guendalina (Eni) nel Medio Adriatico, del giacimento Gospo (Edison) davanti all'Abruzzo e del giacimento Vega (Edison) al largo di Ragusa. Alcune vecchie piattaforme – nei mari italiani ci sono 106 istallazioni per estrarre metano o petrolio - ormai hanno esaurito gran parte delle risorse che erano disponibili quando furono realizzate decenni fa, ma i giacimenti sono ancora assai grandi. Non ci saranno invece effetti sui grandi giacimenti oltre le 12 miglia dalla costa (cioè in acque internazionali di competenza economica italiana), dove si prospettano riserve dalle dimensioni impressionanti.
4 - Quali effetti diretti può avere il “no” al referendum?
Se passerà il “no”, quando scadranno le concessioni le compagnie petrolifere potranno chiedere un prolungamento dell’attività e, ottenute le autorizzazioni in base alla Valutazione di impatto ambientale, potranno investire in rinnovamento degli impianti, aggiornare le tecnologie produttive e di sicurezza ambientale, e aumentare la produzione di metano o petrolio fino all’esaurimento completo del giacimento.
5 - Quali effetti positivi da un “sì” al referendum?
Una vittoria dei “sì” potrebbe allontanare il rischio di incidenti rilevanti nei mari italiani, già inquinati dai depuratori rotti dall'Abruzzo in giù. Il rischio di incidenti nelle 106 piattaforme presenti da decenni nei mari italiani è remoto ma esiste e può avere effetti terribili.
6 - Quali effetti negativi da un “sì” al referendum?
Una vittoria dei “sì” potrebbe produrre ricadute negative su un “made in Italy” avanzatissimo e altamente tecnologico nel mondo: il polo di Ravenna, con decine di imprese italiane e migliaia di persone, è leader nel mondo nelle perforazioni sia per tecnologia sia per qualità ambientale. Oltre a quelle che hanno già chiuso, lasciando senza lavoro centinaia di persone, il nuovo stop potrebbe far perdere all’Italia questa leadership di qualità e di tecnologia.
7 - Quali altri effetti indiretti avrebbe il referendum?
Secondo l’esito del voto, potranno esserci effetti sulle royalty per le Regioni, sull’andamento delle importazioni di petrolio (il blocco dei giacimenti nazionali aumenta l’import), sul traffico di petroliere (il blocco dei giacimenti nazionali aumenta il ricorso a petroliere nei nostri mari da Paesi lontani), sull’aumento delle emissioni.
8 - Quali le posizioni politiche?
Gran parte dei politici (anche quelli che in cuor loro non sono contrari all’uso dei giacimenti nazionali) hanno fiutato il vento e per non perdere il consenso cavalcano le posizioni conservatrici.
9 - Il referendum salverà le isole Tremiti?
Il referendum (che riguarda solamente la durata delle attività petrolifere già in corso in acque territoriali) non tocca in alcun modo i progetti di studio geologico del sottosuolo dei fondali al largo delle isole Tremiti, di fronte a Puglia e Molise, dove non ci sono (né vi saranno a lungo) attività di studio geologico.
10 - Le isole Tremiti sono a rischio?
Non sono previste ricerche petrolifere in Adriatico. L’unico evento accaduto è che una compagnia petrolifera irlandese, la Petroceltic, ha ottenuto il permesso di poter cercare in futuro eventuali giacimenti in acque internazionali oltre le 12 miglia (22 chilometri) dalla costa molisana e dalle isole Tremiti. Per ottenere il permesso ha dovuto pagare un diritto di cancelleria (basato sull’estensione dell’area interessata) di circa 2mila euro. Prima di poter fare le prospezioni sotto i fondali la compagnia dovrà avviare una procedura pubblica complessa e assai lunga che prevede una Valutazione di impatto ambientale e una nuova autorizzazione. Finché il greggio ha un valore così poco appetitoso, nessuna compagnia – né la Petroceltic né altri - affronterà nei mari italiani né l’investimento cospicuo della ricerca né i tempi lunghissimi della procedura.
Fonte
Il sole 24 ore

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